Le tre major hanno scelto l’ultima parte del 2025 per imprimere una svolta decisa al controverso rapporto tra industria della musica registrata e Gen AI, partecipando in varie forme a tre accordi.
Il 29 ottobre 2025 Universal Music Group e Udio hanno chiuso un contenzioso legale e siglato un accordo “industry-first”* per una nuova piattaforma di creazione/streaming AI licenziata, con modelli addestrati solo su musica autorizzata, con filtraggio e fingerprinting integrati.
Il 20 novembre Klay Vision Inc. da un lato e UMG/UMPG, Sony/SMP, WMG/WCM dall’altro hanno ufficializzato un framework multi-major per un “Large Music Model” addestrato solo su musica licenziata e un prodotto di “active listening” interattivo in abbonamento, posizionato esplicitamente come pro-artista e non come generatore meme-prompt.
Il 25 novembre 2025 Warner Music Group e Suno hanno chiuso un contenzioso legale e siglato un accordo “industry-first” che introduce una nuova fase nella creazione musicale AI autorizzata, con modelli addestrati solo su repertorio approvato dagli artisti e con limiti all’uso e al download fissati da licenze a pagamento.
In cosa si assomigliano i tre accordi?
In cosa differiscono?
Che prodotti e servizi vengono prodotti?
Che rapporto c’è tra lo streaming come lo conosciamo e quello abitato dalla AI?
Qual è la posizione degli artisti e delle indie?
Quale scenario possibile potrebbe prendere forma nei prossimi 12-24 mesi?
Rispondiamo a queste domande approfondendo la materia in due parti. Cominciamo con la prima.
PARTE PRIMA
Original Sin
L’inizio ideale della vicenda potrebbe intitolarsi come un celebre brano degli INXS (o di John Hiatt; o di Meat Loaf; o di Elton John). Perché tutto prende corpo da un “peccato originale” commesso da Suno e Udio. Nel 2024, infatti, UMG, Sony e WMG (via RIAA) avevano fatto causa a entrambe per avere addestrato i propri modelli di AI generativa applicata alla musica su brani protetti da copyirght senza disporre della licenza. Di qui, uno schema classico: causa → transazione extra giudiziale → licenza + partnership sul prodotto/servizio.
Anche preso nota delle conseguenze del peccato, quello che oggi si posiziona come il ‘terzo incomodo’ – Klay – ha invece optato per un posizionamento diverso, proponendosi da subito come fully licensed.
Un’occhiata alla narrazione che ne è scaturita può essere utile. In tutti e tre i casi quella ufficiale è così parafrasabile: “Stop al training in zona grigia, si parta con modelli addestrati su corpora approvati, con diritti chiaramente definiti”. Infatti viene dichiarato esplicitamente che su Udio la nuova piattaforma sarà alimentata da “generative AI” addestrata su musica autorizzata, con ambiente protetto e filtraggio/fingerprint; su Suno il comunicato di WMG lega la chiusura dell’accordo al passaggio a modelli “AI licensed” che sostituiranno quelli attuali già nel 2026; su Klay il modello è descritto come Large Music Model (una variante ad hoc dell’LLM – Large Language Model, con la postilla che sarà “trained entirely on licensed music”).
Gli accordi: le similitudini
Tutti gli accordi coprono sia master che publishing, ovvero sono dotati di una componente doppia: nel caso di Udio l’intesa UMG riguarda sia musica registrata che edizioni e viene presentata come nuova fonte di ricavo per artisti e autori UMG; nel caso di Suno ECSA (European Composer and Songwriter Alliance) rileva che paiono coperti entrambe le tipologie di diritti; Klay, infine, avrebbe firmato separatamente con UMG/UMPG, SME/SMP, WMG/WCM – cioè sia lato master che lato publishing per tutte e tre le major.
L’impostazione è sintetizzabile in “AI come DSP” e presuppone, quindi, una licenza full-stack (master + publishing) sulla cui base costruire prodotti complessi senza dover negoziare caso per caso.
Inoltre è marcata l’enfasi sul controllo da parte degli artisti e sulla modalità opt-in. In modalità varie nei tre accordi si dichiara che gli artisti avranno controllo sia sul “se” che sul “come” la loro identità e le loro opere potranno essere usate. In maggiore dettaglio:
– per Suno–WMG l’uso di nome, immagine, likeness, voce e composizioni è esplicitamente considerato opt-in, con pieno controllo ai titolari;
– per Udio–UMG la piattaforma parla di un sistema in cui gli artisti possono impostare permessi su voce/stile, e di credito/compenso per uso dei loro brani nei pool licenziati;
– per Klay è fortissimo il posizionamento sul “rispetto dei diritti” e sul fatto che la piattaforma “esalta, non sostituisce” la creatività umana.
C’è una nuova grammatica all’orizzonte, quella che al momento recita: “AI pro-artist”, in antitesi a una AI parassita.
Infine, spicca lo spostamento verso modelli in abbonamento accompagnato a limiti precisi sui download. Tutti gli accordi convergono su un modello a subscription con download limitati o sospesi, mentre si passa ai modelli licenziati. Udio prevede download sospesi nel periodo di transizione, con focus su crediti, tier Pro/Standard e preparazione del nuovo servizio a pagamento. Suno prevede che dal 2026 il download sarà disponibile solo con account a pagamento, con limite mensile e extra solo a pagamento, mentre la gratuità sussiste solo sul versante streaming/sharing. Klay, che a differenza delle altre due piattaforme non ha una legacy da “ripulire”, è stata lanciata direttamente come abbonamento interattivo.
Gli accordi: le differenze
Le differenze sono sostanziali ed evidenziano di fatti tre modelli strategici a sé stanti.
Udio–UMG
Lo schema del modello prevede: piattaforma proprietaria + alleanza con una singola major. Il perimetro attuale include un partner principale, la major Universal Music Group, con licenze sui propri cataloghi e su quelli di UMPG (Universal Music Publishing Group – le edizioni del gruppo); gli altri concorrenti non rientrano ancora nel quadro. Il servizio potrebbe definirsi Udio-centrico e combina creazione di musica generativa, opzioni di personalizzazione e remix e streaming con condivisione all’interno di un “walled garden” controllato.
All’interno di questo schema Udio sembra cercare di affermarsi come una sorta di “DSP 2.0” proprietario che integra da subito AI e streaming; UMG si assicura corsia preferenziale (catalogo, marketing, visibilità) con uno dei player di AI musicali più forti, prima che eventuali concorrenti multi-label (come Klay) dominino l’interfaccia col consumatore. Come insegnano gli ancestrali e fallimentari casi delle piattaforme che le major cercarono di creare all’inizio del terzo millennio (chi ricorda PressPlay, con l’alleanza Sony Music e Universal music, e MusicNet, con l’alleanza Warner Music, BMG e EMI…?), è elevato il rischio correlato al sistema chiuso UMG-centrico che spinge le altre major a cercare altri campi base (es. Klay, Suno).
Suno–WMG
Lo schema del modello prevede: creator tool di massa + partnership di scala. Il perimetro attuale include un partner principale, la major Warner Music Group, e anche in questo caso un player unico ma con una base utenti molto ampia. Il servizio ha al centro Suno come tool creativo per oltre 100 milioni di creator, con modelli licenziati previsti al debutto nel 2026 e un insieme di regole più rigide su download e monetizzazione. Rispetto a quella del precedente, la narrazione qui è più orientata alla valorizzazione della comunità creativa, pur restando centrale il manifesto “AI pro-artist”. La base utenti enorme di Suno prelude a un utilizzo B2C massivo e ne fa un riferimento papabile per future intese con UMG e Sony, con WMG che si intesta la palma e il vantaggio di prima entrata. Da non trascurare la recente acquisizione di Songkick da parte di WMG: così, potenzialmente, Suno può superare i confini delle canzoni realizzate con l’AI per entrare più in profondità nella filiera esperienziale (ticketing/discovery live): se l’innesto si concretizzasse e funzionasse, anche la missione-superfans sarebbe a buon punto.
Klay – tre major:
Si tratta di una infrastruttura orizzontale multi-label. Il perimetro è ampio e include tre “doppi partner”: UMG + UMPG, SME + SMP, WMG + WCM, ossia tutte e tre le major e le relative divisioni editoriali. Il prodotto è pensato come una piattaforma di “active listening” che permette all’utente di rimodellare l’ascolto (stile, intensità, elementi) con strumenti interattivi, grazie a un modello addestrato solo su musica licenziata e un posizionamento esplicito: non un meme-generator che funziona via prompt, ma un “nuovo servizio in abbonamento che celebra gli artisti”. La narrazione è rassicurante, perchè Klay si propone come un’infrastruttura comune, come un licensing framework costruito insieme alle major per essere poi esteso a indie, artisti, editori, autori. Forte è l’enfasi su guardrail, attribuzione, tutela del copyright, con il risultato di proporsi come un “force multiplier” per l’arte umana.
A ben vedere il modello ricorda da vicino…
Fonte: https://musicbiz.rockol.it/
